“LAGHI, MONTAGNE E VECCHIE STANZE ABBANDONATE”
al MAC la mostra personale di Marcello Mari.
Marcello Mari, architetto esperto nei piani di sviluppo territoriale, non è nuovo alla programmazione culturale del MAC. In questa seconda ospitata il Museo lo accoglierà nella veste inaspettata di pittore, mostrando del professionista anche la passione artistica che, ancor di più, suggella il legame e l’attaccamento alle proprie radici appenniniche.
Le 35 tele personali che saranno esposte al piano superiore del museo fino al 30 agosto, hanno infatti come soggetto non solo l’amenità naturalistica della valle del Salto, rappresentata nel mutevole scenario cromatico delle stagioni, ma anche il paesaggio antropico costruito nei secoli dalla vita pastorale dei suoi abitanti. Oltre a laghi, montagne e boschi, tornano protagonisti della pittura paesaggistica di Mari i casali montani, quelle casette di pietra e malta, oggi sopraffatte dal lento degrado, espressione della cultura dei nostri avi e di un sistema produttivo ormai tramontato.
Attraverso una pittura dal vero, con pennellate di getto in stile quasi impressionistico, di queste antiche dimore Mari è riuscito ad evocare l’atmosfera altera e silenziosa degli interni, nel preciso momento in cui i luoghi perdono il loro senso e si consegnano agli echi della melanconia. Rovine di alta quota, vedute di borghi disabitati e qualche disorientata presenza umana. Avanzi della vita degli altri nelle vecchie stanze dove l’autore conduce l’occhio in un momento impresso all’ultimo giorno vissuto in casa, nell’ultima luce naturale penetrata; dove non il tempo, ma le lusinghe del progresso travolgente che allontanarono frettolosamente le laboriose comunità degli altopiani cicolani dalle umili abitazioni e dai pascoli di montagna. Per una vita a salario proletariato tutta a valle.
Paesaggi dell’anima, dunque, all’interno dei quali l’arte di Mari proietta l’uomo nello spazio della coscienza; e panorami rurali noncuranti dei cambiamenti del nuovo Millennio, palcoscenici degli avvenimenti scontati, dimenticabili, e delle storie degli uomini in simbiosi con la natura, “perché il tempo ha sempre il rispetto di chi sa misurarlo in stagioni”.
INGRESSO A OFFERTA LIBERA
aperitivo finale offerto dal museo